Molto spesso quando si parla di benessere si pone giustamente l’attenzione sulla qualità dell’alimentazione. Troppa poca rilevanza viene, però, data alla qualità dell’acqua che beviamo.
Considerando che un individuo adulto è fatto per circa il 70% di
acqua, questo tema non è assolutamente da sottovalutare.
Un parametro importante da considerare e relativo principalmente alle acque di bottiglia è il residuo fisso. Il residuo fisso, misurato in milligrammi per litro, rappresenta la quantità di minerali che rimane in seguito all’evaporazione di 1 litro d’acqua a 180 °C. Generalmente si considerano buone acque quelle che hanno un residuo fisso basso.
Un altro aspetto molto significativo è il pH. I medici statunitensi Robert O. Young e Shelley RedFord Young illustrano in un libro l’importanza di bere acqua con pH alcalino (maggiore di 7) per aiutare l’organismo a neutralizzare gli acidi prodotti dall’alimentazione e dal metabolismo. La normale acqua di rubinetto o di bottiglia presenta purtroppo normalmente un pH acido inferiore a 7, nonostante in etichetta sia indicato un pH alla fonte diverso. Provare per credere!
I più recenti studi scientifici hanno però posto l’attenzione ad un parametro fino a questo momento poco considerato ma che sembra, invece, fondamentale per aumentare significativamente la qualità dell’acqua, tanto da farla diventare terapeutica: il potenziale ossido riduttivo. Questo valore quantifica l’attività degli elettroni presenti in una sostanza. Un ORP negativo indica, ad esempio, che l’acqua ha effetti alcalinizzanti contenendo una certa quantità di elettroni liberi capaci di bloccare l’ossidazione operata dai radicali liberi dell’ossigeno. L’ideale sarebbe bere acqua con un ORP di almeno -250 mV e fino a -1250 mV . Purtroppo, anche in questo caso, le acque di rubinetto presentano valori totalmente opposti, in genere compresi tra i +400 mV e i +1250 mV.
Cerchiamo di approfondire meglio questo discorso. L’acqua H2O è una molecola formata dall’unione tra due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. L’ossigeno, che è essenziale per la nostra vita, è un ossidante mentre l’idrogeno, anche esso fondamentale per la nostra sopravvivenza, ha un’azione riducente. L’idrogeno è il primo elemento della tavola periodica ed è costituito da un solo elettrone e un solo protone. In condizioni normali esso è presente in forma biatomica come gas idrogeno molecolare H2. Gli studi più recenti sottolineano proprio i suoi effetti terapeutici straordinari. Essendo, infatti, la molecola più piccola che esista e grazie alla sua liposolubilità, essa è in grado di entrare facilmente nelle cellule e in particolare nei mitocondri, migliorando la produzione di ATP. L’idrogeno molecolare presenta eccezionali proprietà antiossidanti, aiuta le nostre cellule a produrre antiossidanti endogeni come superossido dismutasi, catalasi e glutatione e converte i radicali tossici dell’ossigeno in acqua.
Test scientifici hanno dimostrato che l’idrogeno molecolare allunga la vita dei vermi di 10 anni e quella dei moscerini del 30%. Nei ratti ha dimostrato essere in grado di oltrepassare la barriera ematoencefalica, determinando effetti positivi e protettivi nei confronti di patologie degenerative come Alzheimer e Parkinson. Dal 1985 lo studioso giapponese Hayashi sottolinea come l’idrogeno abbia un potere antiossidante superiore a qualsiasi altra sostanza e invita a bere quotidianamente un’acqua arricchita di H2. Studi eseguiti fino al 2016 hanno dimostrato l’efficacia dell’idrogeno molecolare su oltre 150 malattie. Le sue straordinarie proprietà antiossidanti lo rendono infatti efficace per tantissime problematiche: dal colesterolo alto alle difficoltà digestive, dai problemi intestinali a quelli cognitivi, dalla glicemia alla pressione, dalle infiammazione alle allergie, dal sovrappeso agli inestetismi cutanei. Eccezionale è anche il suo effetto sugli sportivi, riducendo i livelli di acido lattico e l’affaticamento e migliorando la produzione di ATP da parte dei mitocondri.
In natura acque con alti livelli di idrogeno molecolare si ritrovano a Tlacote in Messico, a Lourdes in Francia, a Nordenau in Germania e a Nadana in India, tutti luoghi mete di pellegrinaggio e devozione, nei quali, come nel caso di Lourdes, le guarigioni miracolose avvenute vengono oggi attribuite dalla scienza proprio alla presenza di idrogeno libero.
Alla luce di tutto questo, qual è allora l’acqua migliore da bere? La risposta è solo una: acqua possibilmente alcalina, con ORP negativo e con tante molecole di idrogeno libero! Perché, ricordiamocelo sempre, siamo fatti di acqua!
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