IL FEMMININO SACRO

Come è potuto accadere di passare da società matriarcali, nelle quali le donne erano sciamane e guaritrici, venerate e rispettate, a società che hanno completamente dimenticato il ruolo sacro della donna? Come abbiamo potuto, noi donne, lasciare che questo accadesse? Come abbiamo fatto a dimenticare il nostro potere?

Nel mondo antico sciamanico il potere femminile era incentrato sul ciclo del sangue. Il sangue mestruale e quello del parto erano considerati fluidi dalle proprietà magiche e guaritrici. Veniva utilizzato per fertilizzare le piante, per colorare, nei riti magici, nella preparazione di talismani e persino aggiunto a bevande o all’impasto di un pane che veniva poi condiviso con tutta la comunità. Sgorgando spontaneamente dall’interno del corpo femminile, non in seguito ad una ferita, era considerato l’unica forma di offerta agli dei etica, che non prevedesse cioè il sacrificio di un essere vivente. La vita era scandita da ritmi regolati dal ciclo lunare, con la piena consapevolezza che fosse la luna a determinare il ciclo mestruale, le maree, le nascite e la fertilità della terra.

Nelle tribù le donne avevano le mestruazioni contemporaneamente, cosa che si ritrova ancora oggi in piccoli gruppi. La differenza sta, però, nel riconoscimento di questo potere, che le donne occidentali moderne hanno perso e che nel mondo tribale era, invece, riconosciuto da tutti e sfruttato per fini utili alla comunità. Le mestruazioni erano considerate l’evento più significativo del ciclo lunare e pertanto alle donne venivano concessi dei giorni di riposo, in cui poter rallentare e rimanere a contatto con le proprie emozioni. Quando poi il sangue mestruale spariva per dei mesi, si riteneva che esso venisse trattenuto nel corpo per dieci lune e che si trasformasse in un nuovo essere vivente. Ecco perché la donna gravida veniva considerata sacra, in quanto manifestazione del Divino Femminile che si apprestava a dare la vita.

Oggi tutto è cambiato. Il ciclo mestruale è diventato un tabù, qualcosa di cui è meglio non parlare e da nascondere. Le ragazzine arrivano al prima menarca totalmente impreparate, affiancate da madri che corrono a comprare assorbenti invece di celebrare la fertilità che si affaccia. Le pubblicità ci convincono che è normale vivere le mestruazioni con dolore e che è molto più facile prendersi una pillola per farlo passare. Come se il ciclo fosse una malattia e non un processo fisiologico naturale. Gli uomini si fanno beffe dell’isterismo femminile premestruale e contribuiscono a creare un’immagine di donne deboli, facili al pianto, incapaci di gestire le proprie emozioni e non affidabili sul piano lavorativo. Come se in quei giorni fosse giusto continuare con la vita quotidiana senza considerare la potente onda di sensibilità e connessione spirituale che invece ci sta attraversando.

Viviamo giornate con il terrore di sporcarci, che il sangue possa fuoriuscire da assorbenti plastificati che inquinano l’ambiente o da tamponi sbiancati con sostanze tossiche; che si possa sentire del cattivo odore e che qualcuno possa accorgersi del nostro stato. Come se il mestruo fosse qualcosa di sporco o disgustoso invece del liquido più magico che il nostro corpo produce, ricco di cellule staminali guaritrici.

Arriviamo a maledire il nostro sacro ciclo mestruale, a volte dicendo che preferiremmo essere uomini o sperando che la menopausa arrivi in fretta. Come se la fertilità e la capacità di procreazione fossero aspetti insignificanti e fastidiosi della vita.

Affrontiamo la gravidanza come una malattia, con mille paure e delegando continuamente le nostre scelte a medici che dovrebbero sapere meglio di noi cosa è più giusto. Come se la saggezza femminile millenaria che scorre nelle nostre vene non fosse più capace di guidarci.

Viviamo la menopausa in solitudine, con un senso di vecchiaia e di morte imminente, con vampate che ci fanno sentire a disagio e che vorremmo nascondere. Come se la fertilità fisica finita significasse inutilità invece che apertura ad una fertilità spirituale straordinaria.

Come abbiamo potuto arrivare a questi punti? Come abbiamo potuto abdicare alla nostra sacralità?

Forse che i disturbi premestruali, del ciclo, della gravidanza e della menopausa siano collegati a questo modo distorto di vedere il Femminino?

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