Il trauma della nascita è un concetto psicologico elaborato e pubblicato per la prima volta nel 1924 da Otto Rank. Secondo questa teoria la nascita rappresenta il primo e più intenso trauma
sperimentato dall’essere umano, che condizionerà l’intera sua vita psichica.
Anche secondo la psicologia transpersonale l’evento della nascita risulta essere determinante nel successivo sviluppo del bambino, tanto da rimanere memorizzato nelle sue cellule. Non solo il momento del parto ma anche tutto ciò che sperimentiamo nella fase intrauterina sembrerebbe rimanere in noi come una sorta di memoria. L’evento del parto, inoltre, si trasferisce nel nuovo essere e si cristallizza come uno schema comportamentale che inconsciamente egli tenderà sempre nuovamente a riproporre anche nella vita adulta. Il parto cesareo, l’uso del forcipe, il taglio prematuro del cordone ombelicale, ma anche una gravidanza indesiderata, traumi o lutti vissuti dai genitori durante la gestazione sono tutti esempi di condizionamenti che potranno influenzare negativamente lo sviluppo armonioso dell’essere umano.
Da qui l’importanza di vivere nel modo più possibile consapevole non solo il momento del parto ma anche la gravidanza, il concepimento e ancora prima, quando l’idea del bambino compare per la prima volta nelle menti dei futuri genitori.
Se questo non è avvenuto, diverse terapie naturali ci vengono in soccorso. Il Rebirthing è una speciale tecnica di respirazione che favorisce la pulizia delle memorie cellulari e il rilascio di blocchi emotivi legati alla vita prenatale e al parto.
La Reflessologia Metamorfica, invece, è un trattamento che stimola delle zone specifiche sui piedi, sulle mani e sulla testa. Attraverso uno sfioramento molto delicato si aiuta la persona a sciogliere i traumi vissuti dal concepimento alla nascita.
Anche la floriterapia si rivela molto utile. Star of Bethlehem è un fiore di Bach che lavora in generale sui traumi e, nello specifico, sul trauma della nascita, portando consolazione e conforto all’anima. Dall’antica cultura australiana arriva invece l’utilizzo di un fiore chiamato Boab, la cui azione si spinge anche prima del concepimento, toccando le influenze esercitate dagli antenati sul nuovo nato. Le donne aborigene australiane, al momento del parto, erano solite scavare una buca e riempirla dei fiori di questa pianta. Attraverso questo gesto creavano le condizioni affinché il bambino, appena arrivato nel mondo terrestre, entrasse subito in contatto con l’energia vibrazionale di questo fiore. Il suo significato energetico è quello di liberare dai condizionamenti familiari negativi, augurando al nuovo arrivato di percorrere la propria strada senza doversi caricare degli irrisolti generazionali e familiari.
1 comment