Quando mi lamento perdo il mio potere. Entro in un vortice di negatività, sfiducia e pessimismo dal quale è faticoso uscire e che non riesce a portare niente di buono.
Lamentandomi alimento e attiro a me forme pensiero oscure che rafforzano il problema dal quale è
scaturita la lamentela stessa e allontanano qualsiasi soluzione positiva.
Mi astengo dalla lamentela perché scelgo di coltivare nella vita un atteggiamento costruttivo e propositivo invece che distruttivo. Smetto di lamentarmi di me stessa, dei miei limiti, dei miei insuccessi e delle mie mancanze. Provo, invece, a concentrarmi sulla mia Luce, su ciò che ho conquistato e su ciò che posso fare per migliorarmi e per far trionfare la Bellezza più autentica.
Smetto di lamentarmi degli altri e sostituisco il giudizio con la compassione. Perché siamo tutti in un cammino di crescita, spesso tortuoso e faticoso, e sarebbe molto più produttivo tendersi la mano ed aiutarsi reciprocamente piuttosto che giudicarsi, alzare barricate e creare separazioni.
Smetto di lamentarmi della Vita, del Destino crudele, del Fato e lascio spazio alla consapevolezza che questa è la vita più meravigliosa che avrei potuto augurarmi, che essa è parte del Piano Divino che io scelsi prima di nascere e che non ci sono prove più giuste per me di quelle che quotidianamente mi vengono incontro.
Nessun percorso di crescita spirituale può contemplare nei suoi precetti la presenza della lamentela in quanto, attraverso di essa, ci indeboliamo e lasciamo spazio all’idea di essere vittime. Finché ci riteniamo vittime di un destino crudele, di una società ingiusta, di un mondo sbagliato … rimaniamo fermi e ancorati a modelli di pensiero tossici che non fanno altro che giustificare il nostro immobilismo. Quando, al contrario, smetto di lamentarmi, mi apro alla possibilità e comincio a sentirmi artefice della mia vita, inizio a percepire l’energia creativa che scorre in me e i miracoli, come per magia, accadono.
Buoni propositi per l’autunno.
Sarò in grado di metterli in pratica?