PERCHE’ PROPRIO A ME?

Quante volte me lo sono chiesta di fronte alle piccole grandi sfide che la vita mi ha messo sul cammino. Quante volte mi sono sentita vittima di un destino ingiusto e quante volte le prove mi sono sembrate troppo grandi,

troppo difficili da affrontare…

E nonostante tutto, nonostante i percorsi, le letture, le consapevolezze vere o presunte, ci continuo a ricadere, continuo a chiedermelo, mi interrogo, sempre alla ricerca di un senso, di una risposta… Continuo a voler spiegare e a voler vedere quelle trame sottili che all’uomo di oggi rimangono volutamente celate.

Quante volte ho caricato i miei pensieri di un risvolto morale: cosa ho fatto di male nella vita per meritarmi questo? Come se le sfide avessero a che fare con l’essere buoni o cattivi. Come se le storie degli altri fossero più facili delle mie. Come se fosse preferibile una vita “facile”, senza pensieri, senza preoccupazioni, ad una, invece, ricca di prove e di possibilità evolutive. Perché proprio di questo si tratta, di scambiare le sfide per problemi, le opportunità per intoppi, la crescita per fatica.

Ecco allora che provo a interrompere il flusso di pensieri e ad uscire dall’ingorgo mentale chiedendomi: “Perché NON a me?”. Perché sarebbe preferibile che quella tale sfida capitasse ad un altro? Perché mi ostino a cadere nella separazione invece che provare a vivere nella comunione? Perché sono ancora così lontana dall’idea di concepire l’umanità come un organismo, nel quale il danno ad un organo viene registrato, percepito e si ripercuote sul tutto? Perché continuo a non capire che tra me e l’altro non c’è differenza? Perché faccio così fatica a prendere con amore, con accettazione e con fiducia la mia “croce”?

Allora provo a fermarmi, a respirare, a stare nel presente e solo nel momento in cui lascio andare i pensieri, le paure, le recriminazioni e la rabbia, comprendo nel profondo di essermela scelta quella “croce”. Riconosco la sacralità della mia scelta e comincio a sentirmi degna di portarla con me. Ad essere grata per l’opportunità, ad essere pronta a sostenerla e ad imparare la lezione che essa porta con sé.

Nello stesso momento in cui realizzo tutto questo mi accorgo che la “croce” non c’è più, che è diventata così leggera da non avvertirne più la presenza, perché c’è un Universo intero, visibile ed invisibile, che la sta portando insieme a me. Perché c’è un’umanità che cammina nella stessa direzione, consapevole più o meno, ma che può imparare ad assumersi coscientemente le “croci” e i “destini” dei suoi fratelli, smettendo di recriminare e cominciando ad accettare. In una danza di reciproco aiuto e amore.

Solo nell’Amore trovo conforto e risposta. Solo nell’Accettazione trovo scioglimento. Solo nella Fiducia trovo la soluzione.

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