sono l’antitesi delle relazioni pubbliche. In genere mi muovo nel mondo nascondendomi, cercando di passare inosservata e sono diventata anche brava, in alcune situazioni, a sviluppare una certa dote di invisibilità. Parlo se vengo interpellata, difficilmente sono io a cominciare una conversazione con qualcuno di sconosciuto. Mi sento spesso a disagio in mezzo alla gente, scappo dal caos e dalla folla per ritirarmi invece nella mia tranquillità e nella mia solitudine. Amo stare da sola e spesso mi sento carente nelle amicizie e nelle relazioni in genere perché sono vicina agli altri più nei pensieri che nelle azioni.
USCIRE DALLA COMFORT ZONE
Ho passato gran parte della mia vita a nascondermi. Non perché io abbia fatto qualcosa di terribile o di cui vergognarmi, semplicemente perché questa è la mia natura. Non mi piace apparire, non amo mettermi in mostra,
Ecco, questo è quello che ho sempre pensato di me. Questo è ciò che il mondo, in qualche modo, mi ha sempre mandato indietro come immagine di me, fin dalle scuole elementari, dove veniva elogiata la mia voglia di studiare e criticata la mia indole solitaria e taciturna. Questo è stato il leitmotiv della mia carriera scolastica: doti da leader ma nessuna partecipazione effettiva. Ricordo ancora un episodio alla scuola estiva, quando gli animatori mi presero da parte chiedendomi se avessi problemi in famiglia perché non si spiegavano come mai avessi tanto piacere nel fare i compiti e non volessi mai partecipare ai giochi collettivi, preferendo rimanere da sola a leggere.
Il tempo però passa, si cresce e forse si cambia anche. La ragazza che preferiva stare in silenzio si è ritrovata a fare la naturopata e a dover quotidianamente avere a che fare con persone e problemi, ascoltare e parlare, cercare delle soluzioni. La bambina solitaria siede ora alla cattedra di una scuola di formazione, tiene lezioni, corsi e conferenze, come se parlare, soprattutto in pubblico, fosse per lei la cosa più facile del mondo. In realtà a volte ho la sensazione che queste cose siano arrivate senza veramente cercarle perché, nonostante quello che faccio mi piaccia e mi senta bene a farlo, finito di lavorare mi sembra di ritornare subito ad essere quella di prima, a non vedere l’ora di ritirarmi e stare un po’ da sola.
Perché allora aprire un blog? E soprattutto perché decidere di raccontare di sé? Perché mi sono sempre nascosta, perché è più facile continuare a farlo e perché uscire dalla propria comfort zone è la cosa più terapeutica che ci sia. Perché forse ciò che pensiamo più profondamente di noi è il frutto di tanti condizionamenti che usiamo come un alibi per non cambiare. Perché scrivere, mettermi a nudo e raccontare di me e della mia vita è la cosa più difficile che mi viene in mente.
La mia vita non è super interessante e non voglio essere di esempio a nessuno, mi piacerebbe però condividere non solo argomenti di carattere generale ma anche piccoli momenti di vita quotidiana legati alla salute, al benessere e a stili di vita più consapevoli. Mi impegno a vivere il più possibile in questa direzione, con molti passi falsi ma con la visione chiara di quello che mi piacerebbe diventare. Con la consapevolezza che la condivisione della vita vera sia più efficace di tanta teoria e che, forse, aprire un pochino le proprie porte e uscire dalla comfort zone sia la terapia più profonda che dobbiamo a noi stessi e agli altri.